È sempre interessante leggere cosa scrive sull’Italia Simen Ekern sul Morgenbladet, è ben informato e conosce molto bene il panorama politico del Paese. Dopo aver letto l’intervista a Mario Calabresicaporedattore del giornale La Repubblica, mi sembra comunque importante fare un commento. Calabresi appare quasi come un eroe, illustrando un quadro oscuro dell’attuale situazione politica italiana. Descrive una drammatica battaglia tra i propri valori democratici e le tendenze populiste globali, in cui il principale avversario, il Movimento 5 Stelle (M5S), è associato ai peggiori come Trump, Erdogan o Duterte.
Il sottoscritto legge il giornale La Repubblica per diversi decenni e deve non essere d’accordo con l’analisi dell’editore. I principali media italiani sono stati spesso controllati più o meno direttamente da attori politici, si pensi all’impero mediatico di Silvio Berlusconi o al controllo dei maggiori partiti e alla sistematica distribuzione del potere sui tre canali televisivi statali. La qualità dell’informazione ha sofferto molto a causa della collusione tra giornalismo e politica, che ha contribuito a minare la fiducia del pubblico nei media e nei partiti politici, dove i primi appaiono spesso complici e i secondi profondamente corrotti.
La qualità dell’informazione ha sofferto molto a causa della collusione tra giornalismo e politica.
Sono d’accordo con Calabresi che l’evoluzione degli ultimi anni non è stata delle migliori. Con la graduale ascesa del M5S, a partire dalla sua creazione nel 2009, questi nuovi arrivati nella politica italiana sono diventati un bersaglio privilegiato dei tradizionali apparati di potere e dei media, con La Repubblica nella punta. Quella che viene spesso descritta come una battaglia tra buoni democratici e rabbiosi populisti può anche essere interpretata come le convulsioni del vecchio apparato di potere e i suoi disperati tentativi di mantenere il potere di fronte a un’ondata di proteste mirate a un abuso di potere incolto. È anche un problema generazionale: come dice lo stesso Calabresi, La Repubblica Per i lettori generalmente dai 50 anni in su, lo stesso vale per gli elettori del PD. Le generazioni più giovani sono così disilluse che non si fidano più di chi continua a difendere Berlusconi e chiudono un occhio sulla corruzione diffusa.
Sotto la guida del segretario del partito e primo ministro Matteo Renzi (2014-2017), il PD ha contribuito alla riabilitazione di Berlusconi: quando il cosiddetto “cayman” sembrava fuori gioco, essendo stato finalmente condannato e quindi potenzialmente escluso dalla politica, ha invitato lui per consultazioni e poi governò in coalizione con molti dei più stretti collaboratori e alleati del suo ex avversario. La Repubblica anche il primo caporedattore e fondatore Eugenio Scalfari, alla vigilia delle ultime elezioni parlamentari, aveva chiarito che avrebbe preferito Berlusconi al M5S, sulla questione con chi dovesse allearsi la sinistra. Tali atteggiamenti probabilmente spiegano in parte il motivo per cui la sinistra sta perdendo elettori Repubblica i loro lettori. Dal 1996 il giornale ha perso quasi due terzi dei suoi lettori. Ciò va letto alla luce della crisi globale dei media, ma è anche legato alla perdita di credibilità del giornale. Non c’è da stupirsi che Calabresi si senta minacciato: sotto la sua guida il giornale ha perso in due anni un altro 28 per cento delle copie vendute, ovvero 60mila in meno.
Direi un altro fattore che contribuisce La Repubblica Questo è il declino del giornalismo attivista del giornale negli ultimi anni, dove il M5S ha sostituito Berlusconi come principale avversario. Nella campagna tra La Repubblica e M5S, il giornale ha spesso presentato informazioni tendenziose o addirittura false.
Come quando il futuro ministro Luigi Di Maio venne pesantemente criticato per aver difeso Raffaele Marra, un funzionario pubblico condannato per corruzione nel comune di Roma. IN La Repubblica e altri importanti quotidiani italiani, come Corriere della Sera E LaStampa, è stato trasmesso solo un estratto dell’sms tra Di Maio e la sindaca M5S di Roma, Virginia Raggi. Attraverso copia-incolla e omissioni, il messaggio è stato distorto tanto che Di Maio ha difeso il corrotto Marra come uno dei suoi, quando in realtà il senso del messaggio era esattamente l’opposto. La notizia ha suscitato molta attenzione ed è stata solo una delle tante sul giornale. La Repubblica presentato informazioni errate, senza scusarsi o successivamente correggere le informazioni.
La politica italiana ha innegabilmente un grande valore di intrattenimento: quando sembra essere stato toccato il fondo, si rivela sempre un nuovo e peggiore scandalo. Da cittadino italiano mi piacerebbe che nel Paese ci fosse un giornalismo più equilibrato e obiettivo, qualcosa La Repubblica purtroppo non contribuisce molto.
Martino Conradi
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