– È una forza essere una minoranza sempre più vulnerabile, ha detto una delle suore.
Quando arrivo alla stazione Åsen di Levanger, mi aspetta un taxi. Non ci sono autobus regolari per Mariaklosteret su Tautra, la piccola isola piatta nel comune di Frosta nel Trondheimsjord dove si trova una delle istituzioni religiose più speciali della Norvegia.
Non so se sia stata una coincidenza o se la tassista volesse scaldare l’atmosfera come meglio poteva, ma allo stereo suonava comunque “Maria Magdalena” di Åge Aleksandersen. Diciamo che era sbagliato, Maria, e che la musica non evoca molto le cattedrali italiane: sono venuto a vedere il cattolicesimo nel Nord-Trøndelag, e poi bisogna essere di mentalità aperta.
Il viaggio è idilliaco, caratterizzato da un paesaggio ondulato che si apre sul fiordo – con un autista che si diletta nei leader del settore che siedono a Trondheim e non capiscono le dure condizioni del villaggio, sottolineando i produttori vegetariani locali (che a quanto pare non ricevere il messaggio di Sylvi Listhaug su questo argomento qui in Norvegia mangiamo carne), e soprattutto racconta – con una sorta di distaccata ammirazione – le monache verso le quali ci dirigiamo.
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