Dopo tre anni di conflitto politico tra gli Stati membri, l’UE è più lontana che mai da una politica comune per gestire il flusso di rifugiati attraverso il Mediterraneo. La nave “Aquarius” è un’immagine disumana e politicamente deprimente della palese mancanza di soluzioni comuni alle sfide comuni.
“Aquarius” delle associazioni SOS Méditerranée e Medici senza frontiere ha recuperato 629 persone nelle acque libiche. La nave si trovava tra Malta e l’Italia e i governi di entrambi i paesi ritenevano che fosse responsabilità dell’altro riportarla in porto.
Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vice primo ministro del nuovo governo italiano, del partito anti-immigrazione Lega, ha chiuso i porti italiani alle navi, anche se questi porti non sono sotto la sua responsabilità.
“Basta! C’è il dovere di salvare vite umane, ma non c’è il dovere di trasformare l’Italia in un enorme campo profughi. Adesso chiudiamo i porti”, ha dichiarato.
La nave si trovava allora 13 chilometri più vicina a Malta che all’Italia, e l’Italia ha quindi ritenuto che Malta fosse responsabile. Ma il primo ministro maltese, Joseph Muscat, ha sottolineato che le 629 persone sono state recuperate nelle acque libiche, dove è l’Italia a coordinare le operazioni di salvataggio e che, quindi, secondo le norme internazionali relative alle operazioni di salvataggio in mare, l’Italia ha il diritto di obbligo di portare la nave in porto.
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