Chi meglio di Finnurlius Solbergus, il potente governatore romano delle Alpi, esemplifica l’intelligente politico del 21° secolo, cento anni prima della nascita di Cristo? “Sono nominato solo per pochi anni! Ho qualche anno per diventare ricco! Prima che qualcuno possa reagire, me ne sono andato da tempo! Lontano e ricco! La mia vita sarà una lunga orgia! Nel XVII secolo la parola “politico” era diventata un insulto. In Inghilterra, “Tory” era una parola irlandese per “papisti senza legge”. “Whig” – proprio come la destra odierna – era il termine per i ladri di cavalli. Allora i cavalli erano tanto ricercati quanto lo sono oggi le azioni Kongsberg.
È successo che i politici siano stati eletti sulla base di un programma concreto che hanno poi effettivamente portato avanti. Churchill promise nel 1951 di costruire trecentomila case all’anno per la gente comune, e così fece. Nel 1958 De Gaulle promise di porre fine alla guerra d’Algeria, e così fece. Ma è successo molto tempo fa. Con la caduta dei principali partiti di sinistra negli anni ’90, la politica è diventata niente più che una carriera. La politica ora riguardava me, il mio ego, la mia carriera, le mie prospettive future e, come giustamente sottolineava Solbergus due millenni fa, il mio futuro dopo aver lasciato la politica. Come cantava Jacques Dutronc nel 1970: “Et moi, et moi, et moi”.
La politica è ormai una questione di pubbliche relazioni. I leader nazionali hanno scarsa comprensione della crescente crisi. Sono impegnati a gestire la propria immagine nel proprio paese, all’interno del proprio partito politico, nonché a mantenere i rapporti con i colleghi internazionali. Si sente parlare più di edilizia suburbana, occhiali da sole e azioni che di politica. Non c’è niente di più noioso che leggere le recitazioni rituali delle promesse elettorali. L’unica differenza da seguire è l’ordine. Non è previsto che vengano recuperati e possano quindi essere riciclati nel corso della prossima tornata elettorale.
Gli elettori europei si sentono come se vivessero in uno stato monopartitico. Indipendentemente da ciò per cui votano, vengono serviti allo stesso modo, anche se in confezioni diverse. Non sorprende che oggi il 76% dei francesi creda che la maggior parte dei politici sia corrotta. Inoltre non si fidano delle loro istituzioni politiche. In Germania, Gran Bretagna e Italia questa cifra è rispettivamente del 51, 71 e 72%.
L’unica scelta degli elettori è incrociare le dita e non votare. I vantaggi sono triplici: non perdere tempo nelle code alle elezioni, non dare un tocco di legittimità agli “eletti” e, soprattutto, non esporsi agli scherzi dei politici durante le loro colazioni altrimenti tranquille.
Fonti:
Goscinny e Uderzo, Asterix nelle Alpi1975
Jacques Dutronc, “E io, io e io”: https://www.youtube.com/watch?v=TadLQ59bH88
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