Il fiume più grande d’Italia si sta trasformando in un deserto a causa dell’estrema mancanza di precipitazioni nel Paese. Nelle risaie della regione della Lomellina, nel nord Italia, situata tra il fiume Po e le Alpi italiane, la siccità è così grave che è impossibile trovare abbastanza acqua per inondare i campi.
– Normalmente questo campo verrebbe inondato da due a cinque centimetri d’acqua, ma ora sembra una spiaggia sabbiosa, spiega Giovanni Daghetta, coltivatore di riso.
Cammina con malinconia nelle sue risaie vicino a Mortara, in Lomellina. Se non piove presto, il raccolto di riso di quest’anno morirà.
Per secoli, i coltivatori di riso della regione hanno prodotto il famoso riso Arborio, utilizzato nei risotti italiani.
Sembra una spiaggia sabbiosa
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la mancanza d’acqua è il fattore più dannoso per il riso, soprattutto nelle prime fasi di crescita. Le ondate di caldo fino a 40 gradi, che recentemente hanno colpito più volte l’Italia, possono ridurre notevolmente il raccolto di riso.
– Questo riso non viene annaffiato da due settimane e il 90 per cento delle piante di riso sono già completamente secche, spiega Daghetta.
– Le poche piante di riso sopravvissute devono essere messe a bagno nell’acqua entro due o tre giorni, altrimenti muoiono, spiega.
Ma il coltivatore di riso ha poche speranze che ciò accada.
La mancanza di precipitazioni in Italia è stata così grave che i governatori di diverse regioni italiane hanno dichiarato lo stato di emergenza nel tentativo di conservare l’acqua e coordinare la gestione delle risorse minime.
Paura del conflitto
In Lomellina, le sorgenti d’acqua più importanti della regione, i fiumi Po e Dora Baltea, hanno livelli d’acqua otto volte inferiori alla media di una normale stagione estiva, secondo l’associazione West Sesia. Regolano la quantità d’acqua nei canali che si snodano attraverso le risaie.
– Dal Po dovremmo avere una portata di 160.000 litri al secondo, ora invece arriviamo solo tra i 30.000 ei 60.000 litri al secondo, spiega il presidente dell’associazione, Stefano Bondesa.
Ciò li ha costretti a prendere diverse decisioni impopolari. Recentemente hanno deciso di tagliare la fornitura d’acqua ai pioppi, agli alberi da frutto e ad altre colture, per dare priorità al riso.
Ciò ha portato a una crescente frustrazione e rabbia tra i coltivatori lungo il letto del fiume, che stanno lottando per le stesse risorse in diminuzione dei coltivatori di riso.
Se non pioverà presto per riempire i serbatoi d’acqua italiani, si teme che possano sorgere conflitti ancora più gravi tra gli agricoltori italiani.
Milano colpisce
Anche Milano, la città più ricca d’Italia, sta cominciando a sentire gli effetti della siccità estrema. Sabato il sindaco di Milano ha deciso di chiudere l’acqua a tutte le fontane della città nel tentativo di risparmiare risorse.
L’arcivescovo della città, Mario Delfi, si è recato lo stesso giorno in pellegrinaggio per “chiedere più pioggia” per i contadini.